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Alla scoperta di: Bosco di Scoparella e Jazzo del Demonio

Avete voglia di scoprire un altro angolo di territorio pugliese dove la natura, la storia e la leggenda creano i presupposti per vivere una giornata piacevole, lontano dallo stress, immergendosi in un luogo ricco di verde? Allora oggi vi conduciamo con noi alla scoperta del Bosco di Scoparella e del Jazzo del Demonio: di quest’ultimo, vi racconteremo anche la leggenda in base alla quale il luogo ha assunto questo strano nome.

Ma cominciamo la nostra visita al Bosco di Scoparella: situato a circa 12 km da Ruvo di Puglia e a 20 km da Corato, entrambe le località in provincia di Bari, questo bosco si può ritenere senza timore di smentita uno dei pochi lembi residui di bosco di quercia roverella, che invece, un tempo ricoprivano in modo importante il territorio della Puglia.

Oggi ha un’estensione di circa 300 ettari e presenta un sottobosco ricco e folto, composto da cespugli di rosa canina, biancospino, asfodeli, asparagi e numerosissime piante officinali: in ragione della sua rarità, lo stesso bosco è ormai sottoposto a tutela, essendo parte integrante del territorio del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, costituito poco più di dieci anni fa, e più precisamente, nel mese di luglio 2004.

Grave di Scoparella
Grave di Scoparella

In primavera, in quest’area, è facile riuscire ad ammirare l’orchidea selvatica (fiore protetto ed in estinzione) e qualche esemplare di ramarro che si scalda al tiepido sole del mattino. Percorrendo il sentiero all’interno del bosco, si può ammirare la Lama di Scoparella, e bere l’acqua che scorre nel canale dell’Acquedotto Pugliese, che attraversa la lama stessa.

Poco distante dal sentiero è possibile visionare la Grave di Scoparella, una cavità a cielo aperto (attualmente recintata) che raggiunge la profondità attuale di -37 metri.

La leggenda del Jazzo del Demonio

Nella lama sovrastata dal poderoso ponte all’interno del quale scorre il canale dell’Acquedotto Pugliese, si trova lo Jazzo del Demonio che, con la sua centenaria quercia e la leggenda da cui prende il nome, attira attorno a sè l’interesse di scolaresche e turisti che durante tutto il periodo dell’anno trascorrono spensierate e naturalistiche giornate: ma qual è la leggenda alla base di questo strano toponimo?

La leggenda narra che, in una notte dell’inverno 1870, dove non mancavano gli ululati del vento impetuoso, due pastori con il loro greggio si trovarono a sostare in una costruzione sita nell’area della leggenda: mentre si scaldavano attorno a un fuoco, i cani corsi e i mastini presero ad abbaiare, almeno per mezz’ora, dopodiché si chetarono, l’uno dopo l’altro, e nello stesso momento anche il vento smise di sibilire ed ululare tutt’attorno.

I due uomini si ritrovarono quindi avvolti da un silenzio surreale, rotto unicamente dal bussare alla porta di qualcuno: la cosa li fece trasalire, anche perché nella loro mente scorrevano i ricordi e le immagini fantasiose di storie maledette e leggende, sebbene poi si fecero coraggio e domandarono chi fosse a bussare. Per tutta risposta, udirono le parole di un povero malandante rauco, che non trovava più il cammino.

Lo ospitarono, facendolo accomodare attorno al fuoco, ma quando quest’ultimo fu abbastanza forte da vedere bene, si accorsero che l’uomo vestito di stracci aveva degli zoccoli pelosi: di improvviso, i due pastori capirono chi fosse e andarono a rifugiarsi sotto un crocifisso di ferro, mentre il demonio, privatosi degli stracci, li guardò e nel tempo di un lampo sparì, lasciando dietro di sé l’odore tipico dello zolfo.

Quercia secolare
Quercia secolare

La mattina seguente, i due pastori – dopo aver trascorso una notte indimenticabile, tra timori e paura – andarono a dare un’occhiata al gregge e ai cani: tutti gli animali erano sopravvissuti a quello strano incontro, e da lì, nacque la leggenda che i cani dei pastori – oltre ad essere in precedenza noti per essere feroci – fossero addirittura in grado di affrontare persino il demonio.

E la voce si sparse un po’ ovunque, creando così la leggenda del Jazzo del Demonio.

L’escursione può essere effettuata in mezza giornata ma, grazie alla vicinanza di numerose strutture agrituristiche, si può prolungare prenotando il pranzo o la cena ed effettuare altre visite nel territorio del Parco o in zone limitrofe (Dolmen, Necropoli, Castelli, ecc.)

 

Itinerario a cura di Michele D’Introno

Responsabile del turismo sociale e guida escursionistica ambientale per i territori del Parco Nazionale dell’Alta Murgia (compresi i 13 paesi che vi rientrano), Matera (Sassi e chiese rupestri) Trani, Canosa.

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