Dopo il carnevale di Venezia, il carnevale di Putignano è uno dei più antichi d’Europa, ed affonda le sue radici nel Medio Evo. Nel corso degli anni il suo successo è stato così notevole che ne è stata anche istituita nel 2006, una versione estiva. Come l’Arlecchino ci ricorda Venezia e il Pulcinella ci ricorda Napoli, anche Putignano è rappresentato da una sua maschera tipica, la Farinella. Il nome Farinella deriva da un piatto tipico della zona, a base di orzo e ceci. Il Farinella è un giullare dall’aspetto piuttosto simile a quello di Arlecchino; il suo abito è multicolore ed indossa un cappello a due punte con sonagli. Si ritiene che anticamente l’abito del Farinella fosse rosso e blu, i colori della città, e che il cappello fosse a tre punte, che simboleggiavano i tre colli di Putignano.
Le origini del carnevale di Putignano: cosa dice la tradizione
Come abbiamo accennato, il carnevale di Putignano affonda le sue radici nel MedioEvo. Si ritiene che esso sia nato nel 1394 anno in cui i Cavalieri di Malta, che all’epoca controllavano il territorio, decisero di spostare le reliquie di Santo Stefano Martire dal Castello di Monopoli a Putignano che, trovandosi nell’entroterra, rappresentava un luogo più sicuro rispetto alle incursioni saracene. La tradizione vuole che all’arrivo dei cavalieri con le reliquie del santo i contadini abbiano lasciato i campi nei quali si trovavano intenti a lavorare e, con il viso imbrattato di farina, abbiano ballato e recitato satire e scherzi in dialetto. Nasceva così il carnevale di Putignano. Molti secoli dopo, con l’avvento del fascismo, il carnevale di Putignano ha assunto le sembianze che ha oggi, vedendo l’introduzione delle parate di carri allegorici, (la parata è un elemento tipico della cultura fascista).
Lo scambio del cero e la festa delle Propaggini
Dovete sapere che il carnevale di Putignano è molto lungo: inizia con la cerimonia dello scambio del cero il 26 dicembre. La cerimonia prevede che la gente porti in chiesa un cero per chiedere anticipatamente perdono dei peccati che commetterà durante il carnevale. Segue, la sera dello stesso giorno, la festa delle Propaggini. Si tratta di una recita satirica di versetti in rima nel dialetto locale riguardo gli eventi salienti dell’anno ed i pettegolezzi riguardo i potenti del luogo. La recita affonda le sue radici lontano nel tempo: ecco perchè ancora oggi essa viene eseguita da attori che vestono abiti contadini e che recano tra le mani gli arnesi da lavoro.
I festeggiamenti del giovedì
Dal 17 gennaio, il giorno di Sant’Antonio Abate, prendono il via una serie di giovedì nei quali ci si prende gioco di differenti ceti sociali: i monsignori, i preti, le monache, i vedovi, gli scapoli, le donne sposate ed infine i cornuti.
La festa dell’orso
La festa dell’orso ha luogo il 2 febbraio, la festa della Candelora. La tradizione vuole che, se il tempo è buono, l’orso si costruisca un pagliaio per rifugiarsi dal maltempo futuro; se il tempo è cattivo invece l’orso si potrà rilassare in quanto sarà previsto tempo buono in futuro. E’ una logica molto particolare, invertita, che viene teatralizzata in modo assolutamente interessante ogni anno da un’associazione teatrale di Putignano.
Il funerale del carnevale
Come in tanti altri carnevali, la festa si conclude un martedì grasso: quel giorno ha luogo una sfilata tradizionale durante la quale si celebra il funerale del carnevale, che viene rappresentato con un maiale di cartapesta.
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