Come detto parlando dell’uomo di Altamura e del Pulo di Altamura, tutta la zona attorno alla città presenta una geomorfologia di origine carsica, con doline, gravine, lame, inghiottitoi. Zone che ci testimoniano una presenza umana intensa e costante, dal momento che non è infrequente che gli studiosi si imbattano nelle tracce di una presenza umana nelle grotte della zona sin dal Paleolitico. Conosciamo più da vicino dunque le Grotte di Altamura, quali sono e dove sono.
Le Grotte di Altamura
Vista la loro origine carsica, queste grotte sono spesso ricche di stalattiti e stalagmiti. Siamo ad alcuni chilometri dallo splendido complesso delle grotte di Castellana, ma ad ogni modo anche qui vicino ad Altamura è possibile ammirare lo spettacolo messo in scena nel corso dei secoli da madre natura. Una sinergia di acqua e calcare capace di dar vita ad opere d’arte uniche nel loro genere.
La Grotta del Lesco
Si trova lungo la statale 96 al km 3.5. Fu scoperta nel 1951 dai ricercatori del CARS – Centro Altamurano Ricerche Speleologiche. L’accesso alla grotta è strettissimo, vi passa infatti una sola persona, ed è largo come un comune tombino. Ma, giunti di sotto, la grotta si apre di fronte a noi per 200 metri quadrati circa. Vi sono innumerevoli stalattiti e stalagmiti, molte delle quali si sono unite tra di loro, dando vita alle famose “colonne”. Non dimentichiamo che madre natura ci impiega 10 anni a far crescere una conformazione calcarea di questo genere di soli 2 mm, dunque possiamo immaginare quanto antichi siano questi luoghi e quanto sia fondamentale preservarli.
La Grotta Sant’Angelo o Ipogeo di San Michele delle Grotte
Si trova su via Cassano Nuova, a 4.5 km dalla statale 96. Questa grotta è di origine carsica, dunque scavata dall’acqua nel corso del tempo. Si trova, per la precisione, nel comune di Santeramo in Colle. La distanza è quella di una ventina di minuti in auto. Questa grotta si caratterizza per la presenza di alcuni graffiti e pitture murali di origine medioevale. Durante il Medioevo era molto diffuso il culto verso l’arcangelo San Michele, tant’è che abbiamo avuto già occasione di raccontarvi diverse cose sul Santuario di Monte Santangelo (in provincia di Foggia) e sul fatto che si trovava proprio sulla via Francigena.
Altri inghiottitoi carsici, detti grave o gurghi
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Tutta la zona è ricca di inghiottitoi, chiamati grave o gurghi. Menzioniamo la grave di Faraualla, conosciuta anche come Grave di Finocchio Grande. Si trova vicino ad Altamura, nel territorio comunale di Gravina di Puglia. Sembra che Faraualla fosse il nome di un terribile bandito, che fu appunto rapito e gettato nella gravina, ma non solo Etimologicamente parlando, tuttavia, forse il nome Faraualla significherebbe “foro nella valle”. La grave di Faraualla è un inghiottitoio di origine carsica profondissimo (280 metri di profondità): una notevole voragine, tra le più profonde di tutta l’Italia centrale e meridionale. E’ un luogo suggestivo e naturalmente impressionante che, come sempre accade in questi casi, ha dato origine ad una serie di leggende curiose ed incredibili sul suo conto. Si narra, tra le altre cose, di oggetti lanciati o caduti al suo interno e ritrovati in mare.
Altre grotte rilevanti nelle Murge
Al di fuori del territorio comunale di Altamura, ma pur sempre nelle Murge, vi sono molte altre grotte, simili tra di loro per conformazione geomorfologica e per aspetto. Citiamo dunque:
- la grotta del Trullo a Polignano;
- la grotta di Curtomartino ad Acquaviva delle Fonti;
- la grotta di Sant’Angelo a Santeramo
La Calcarenite di Gravina
Tutta la zona delle Murge poggia su uno strato calcareo risalente al Cretaceo. Al di sopra di questo basamento, si trova un altro strato di roccia, ancor più fragile e lavorabile, spesso usata localmente per scopi edili. Questo tipo di pietra viene chiamato impropriamente “tufo” e, di fatto, è il materiale con il quale sono fatte la maggior parte delle case della zona. Peraltro, proprio questo secondo strato, ancor più soffice e malleabile dello strato sottostante, si è prestato molto bene ad ospitare eremiti o ad esser luogo d’elezione per il “soggiorno” dei monaci Basiliani in fuga dai territori dell’Impero Romano d’Oriente durante la persecuzione iconoclasta avviata dal 726 in poi dall’imperatore Leone III Isaurico.