La storia dei Martiri d’Otranto, ancora oggi protagonisti indiscussi ed indimenticati della città

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La città di Otranto fu invasa da 18mila Turchi Ottomani a bordo di una flotta composta da 150 navi. Era il 28 luglio del 1480. I Turchi invasero la città – approdando in quella che oggi è chiamata appunto Baia dei Turchi – e la saccheggiarono barbaramente. Secondo alcune fonti, i Turchi erano in realtà diretti verso Brindisi, ma in quei giorni furono respinti verso sud da un forte vento di tramontana. 

L’assedio di Otranto fu tremendo: molti otrantini, rifugiatasi all’interno delle mura della città, perirono sotto i colpi di scimitarra e di artiglieria, inferti con estrema violenza e senza alcuna pietà. Dopo due settimane di assedio, i Turchi riuscirono finalmente ad aprirsi una breccia nelle mura. Uomini, donne e bambini furono uccisi, mutilati e violentati. Alcuni di essi furono portati successivamente in Turchia. 

Gli otrantini opposero resistenza sino allo stremo delle loro forze, ma alla fine dovettero cedere di fronte alla barbarie ed alla violenza cieca dei loro avversari. Era il 14 agosto 1480 quando la battaglia ebbe fine. Acmet Pascià, il comandante dei Turchi, ordinò che sul colle della Minerva fossero condotti tutti gli abitanti di sesso maschile della città che avessero un’età superiore ai 15 anni.

A tutti i prigionieri, dunque, il comandante propose di rinnegare la loro fede cristiana e di convertirsi all’Islam. Di questi, 800 furono risoluti e si rifiutarono categoricamente. Una scelta che valse loro la vita, giacchè furono decapitati su un grande masso che, oggi, è stato spostato nella Cattedrale dell’Annunziata, dove oggi sono visionabili anche i resti ossei dei martiri. Peraltro, tradizione vuole che il primo ad essere giustiziato fu tale Antonio Primaldo che, narra la leggenda, rimase in piedi sino alla fine della decapitazione di tutti gli otrantini. Uno dei boia ivi presenti, Berlabei, rimase così impressionato dalla scena che decise di convertirsi al Cristianesimo. Per questo fu impalato vivo, secondo l’usanza medioevale.

La liberazione definitiva della città avvenne il 10 settembre 1481. Gli 800 otrantini sono stati canonizzati come Santi Martiri nel 2013. Purtroppo durante questa triste pagina di storia di Otranto non solo perirono moltissimi innocenti, ma andò anche distrutta una delle Biblioteche più ricche e preziose del tempo, quella di San Nicola di Casole. Si trattava di una specie di istituzione scolastica medievale, presso la quale si accorreva da tutta Europa per studiare e leggere. Un luogo illuminato assolutamente unico nel suo genere per i tempi, del quale sfortunatamente non rimane che il ricordo.