Mestieri del Salento, chi li conosce? Abbiamo spesso citato la maestria dei contadini del Salento, degli artigiani abili a intrecciare il giunco o dei maestri ceramisti, esperti nel plasmare la terracotta praticamente ad occhi chiusi. Non possiamo oggi non menzionare gli esperti scalpellini, abili nel lavorare la pietra leccese. Conosciamo assieme i mestieri del Salento più antico.
Arte del tombolo e del merletto: in Salento più viva che mai
Merletti, pizzi e ricami di vario genere sono un’arte che in Salento si tramandava di madre in figlia. Non a caso, ancora oggi in molte case del Salento si custodiscono vere e proprie “doti” fatte di asciugamani, lenzuola, tovagliati, tende e molto altro. Cucire e ancor più ricamare era un’arte. Un’arte da praticare in compagnia. Ci si riuniva vicino al camino l’inverno o sull’uscio di casa l’estate e si ricamava, scambiando qualche chiacchiera. Una delle tipologie di ricamo più praticate ed amate del Salento era il chiacchierino. E sapete perchè si chiama così? Proprio perchè mentre si ricamava, si chiacchierava. E che dire del tombolo? Anche quella è un’arte indimenticata, che ancora oggi alcune salentine esperte cercano di far rivivere e di mantenere viva. Il tombolo, per chi non l’avesse mai visto, era una specie di grosso cuscino imbottito, dalla forma oblunga, sul quale ci si posava, puntando ed intrecciando fili di cotone, lino, seta. Tra i mestieri del Salento, questo rivive ancora oggi.
Una curiosità: le forme delle luminarie pugliesi, imponenti e pur tuttavia leggiadre, rievocano proprio quelle di un esile ricamo eseguito al chiacchierino.
La lavorazione del giunco, onnipresente tra allevatori, pescatori e contadini del Salento
E veniamo ora ad un’altra arte, stavolta prettamente maschile: quella della lavorazione del giunco. Pescatori, contadini del Salento e raccoglitori d’uva e di olive, allevatori e produttori di formaggio: nessuno poteva prescindere dalla materia prima fornita da una pianta semplicissima ed umilissima. Una pianta che cresce nelle zone umide e paludose: come a Bagnolo del Salento, dove ai tempi abbondava. Ci riferiamo al giunco che, se intrecciato a dovere, dava vita a nasse, fiscelle, panari. Tre contenitori diversissimi, usati in mare, nella produzione dei formaggi e latticini pugliesi, oppure nella raccolta
Terracotta pugliese e oggetti in ceramica pugliese: ancora un’arte che vive e rivive nel tempo
Passiamo ora a conoscere meglio un altro mestiere che ancora oggi si tramanda di generazione in generazione: quello della produzione figula pugliese, produzione di oggetti in terracotta, piatti col gallo, oggetti in ceramica, ninnoli, souvenir che ancora oggi si acquistano e si donano. Il maestro, in questo senso, è l’artigiano ceramista. E’ lui che, chino al tornio, plasma e produce con una maestria straordinaria splendidi oggetti senza tempo. Oggetti che sono poi sottoposti a cottura, decorazione, smaltatura e ad una nuova cottura in forno. Tanto lavoro, tutto rigorosamente manuale, che ancora oggi possiamo apprezzare nelle antichissime botteghe artigiane situate principalmente a Laterza, Rutigliano, Grottaglie, Cutrofiano.
Mestieri del Salento, due parole sulla pietra leccese
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Ecco un altro esempio che spicca tra i mestieri del Salento è quello di un mestiere che deve la sua fama grazie ad una materia prima offerta dal sottosuolo in modo del tutto naturale. Se l’argilla è materia prima di splendidi creazioni in terracotta quali piatti, pumi in ceramica, palloncini, massaie e molto altro, la pietra leccese non è da meno. Pietra “gentile” la chiamano infatti i leccesi. Gentile perchè facile da plasmare, e di un delicatissimo color giallino. E’ lei la protagonista di tanta architettura che popola il capoluogo salentino, Lecce. Ed è lei che ci racconta di un Salento coperto ed emerso a più riprese dal mare, con i suoi innumerevoli fossili che si svelano all’occhio curioso intento ad osservare le antiche volte a stella dei palazzi più antichi. Ma la pietra leccese si presta molto bene anche a dar vita a minuscole e dettagliatissime decorazioni: come quelle che possiamo ammirare sulle facciate dei palazzi baronali, o quelle che possiamo acquistare sotto forma di souvenir da portare in dono ai nostri cari di ritorno da una vacanza in Salento.