Spostiamoci oggi nel basso Salento per una leggenda che ha qualcosa di boccaccesco e che vede come protagonista un signorotto e feudatario di Matino, il Marchese del Tufo. Egli alloggiava nel suo splendido palazzo Marchesale, realizzato pressoché interamente in tufo, che ancora oggi affaccia su piazza San Giorgio con la sua superlativa trifora con balaustra. Oggi lo potete visitare in quanto è sede del museo dell’Arte Contemporanea. Si compone di oltre 40 stanze ed era, come detto, la residenza di questo feudatario protagonista di questa storia così pittoresca e per nulla incredibile.
Dovete dunque sapere che nel tempo in cui il Marchese del Tufo regnava incontrastato su Matino e dintorni, c’era ben poco da ridere. I contadini erano piegati e fiaccati da lunghe e impietose giornate di lavoro nei campi, e lui nel frattempo si lasciava andare in mille bizze e capricci, noncurante della sofferenza e dell’estrema povertà di chi lo circondava.
Bizze e capricci del Marchese del Tufo
Tra le mille bizze del Marchese del Tufo vi era quella di voler cogliere per primo il fiore della verginità di tutte le neospose del paese. Sicchè, una volta celebrato il matrimonio presso la Chiesa di San Giorgio, tutte le sposine erano tenute a pagare un obolo attraverso la concessione non proprio volontaria della propria illibatezza. Insomma, in questo modo il marchese si garantiva svago e divertimento presso la sua accogliente alcova ogni qualvolta si celebrava un matrimonio.
Era uno dei tanti soprusi che egli esercitava su un popolo già gravato dalla miseria, e nessuno aveva mai avuto il coraggio di ribellarsi. Le famiglie si rassegnavano, e i neo sposi pure. Finchè un giorno un neo sposo decise di mettere al riparo l’onore della futura moglie. Si travestì dunque da sposa e, copertosi il capo con un velo nuziale, si accinse ad accedere al nido d’amore del marchese al posto della neo consorte.
La triste fine dell’ingordo Marchese
Aprì quindi la porta e si avvicinò al marchese con passo leggiadro e femmineo. Ma quando questi alzò il velo, non fece nemmeno in tempo a manifestare ira o stupore, e fu repentinamente accoltellato a morte dal giovane sposo. Verita? Leggenda? Non lo sappiamo.
Un obolo da pagare per ogni matrimonio celebrato
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Quel che sappiamo è che è vero che a Matino ogni coppia di sposi fosse tenuta a pagare una piccola tassa al feudatario locale, giurando fedeltà anche con un singolare balletto eseguito girando attorno all’albero di arancio presente nel giardino del palazzo marchesale.