Storia di Gallipoli e qualche curiosità sul suo toponimo e il suo stemma
Entriamo nel merito della storia di Gallipoli, e scopriamo perchè si chiama così. Indaghiamo inoltre sul significato dello stemma della città di mare pugliese .
Origini del toponimo Gallipoli
Il nome Gallipoli deriverebbe dal greco Kallìpolis, o kallì polis, che significa città bella. Alcuni linguisti, tuttavia, vedono nella radice kal la variante gal, che significa scalo, porto. Secondo alcuni studiosi, già in età messapica la città di Gallipoli era lo scalo marittimo della vicina Alezio, ma non vi sono riscontri certi di questa ipotesi. La storia di Gallipoli insomma affonda le sue radici in un passato molto lontano.
Stemma e storia di Gallipoli
Entriamo nel merito della storia di Gallipoli partendo dall’analisi del suo stemma. Lo stemma della città raffigura un gallo recante una corona in testa e, tra le zampe, un nastro, con una scritta in latino, “Fidelitur Excubat” (vigila fedelmente). Il gallo sarebbe un riferimento a Lizio Idomeneo, un re cretese che, fuggito dalla guerra di Troia, trovò rifugio proprio nell’attuale Gallipoli, di fatto fondandola, assieme alla città di Lecce. Sembra che l’immagine del gallo fosse presente sullo scudo di Idomeneo. A proposito della fondazione di Gallipoli, quel che è indubbio è che Gallipoli fece parte della Magna Grecia e che era una città molto vivace, capace di controllare un territorio piuttosto vasto, di certo sino all’odierna Porto Cesareo. A seguito di questo periodo, Gallipoli divenne municipium romano (dopo la sconfitta contro Roma), e poi ancora, durante il Medioevo, fu saccheggiata dai vandali e dai goti. Furono i bizantini a costruirla nuovamente, ed a portarla a nuovo splendore, anche in virtù della posizione geografica che rendeva favorevoli i commerci con i paesi al di là del Mediterraneo.
Soprannome dei Gallipolini
Lasciamo ora da parte la storia di Gallipoli e scopriamo il soprannome o soprannomi dei suoi abitanti. I gallipolini sono chiamati comunemente “ciucci”, ovvero asini, ma anche uttàri, cioè costruttori di botti. Il nome ciucci deriva dal fatto che sono grandi lavoratori, propensi al sacrificio ed alla sopportazione della fatica, mentre il secondo fa riferimento ai traffici commerciali oltre che all’attività di costruzione di botti molto fiorente nei tempi passati.