La grotta Paglicci, così come la grotta Romanelli, situata a qualche centinaio di chilometri di distanza ma molto affine per la tipologia di reperti ivi rinvenuti, è un vero e proprio tesoro di storia, archeologia ed antropologia. Appartiene ai circuito dei luoghi del FAI – il Fondo Ambiente Italiano, che si occupa di tutelare e promuovere innumerevoli luoghi di interesse culturale ed artistico dislocati ovunque sul territorio. Conosciamo più da vicino dunque la Grotta Paglicci.
La grotta Paglicci in breve
Siamo il località Rignano Garganico, un piccolo paesino in provincia di Foggia con poco meno di duemila abitanti. Si trova sul promontorio del Gargano e fa parte del Parco Nazionale del Gargano. Un luogo dal quale si gode una vista spettacolare del territorio circostante e naturalmente del mare. Ed è proprio qui che si trova la grotta Paglicci, un sito archeologico dove sono stati rinvenuti innumerevoli reperti risalenti al periodo storico del Paleolitico. La grotta è interamente tappezzata di pitture rudimentali, impronte di mani e graffiti, per un totale di 45 mila reperti.
L’uomo Cro Magnon abitava qui
Ma non solo: all’interno della grotta Paglicci, gli archeologi hanno rinvenuto anche 3 sepolture e diversi resti umani. Per ciò che concerne la specie umana, queste sepolture si riferiscono all’uomo Cro Magnon, un uomo del Paleolitico che possiamo considerare un antenato dell’Homo Sapiens.
Il più antico cane italiano era pugliese
All’interno della grotta, peraltro, è anche stato rinvenuto il più antico cane italiano, che sembra possa essere vissuto tra 14 mila e 20 mila anni fa. Sfortunatamente la grotta è stata oggetto di atti vandalici per mano di ignoti, ed è anche oggetto di crolli presumibilmente dovuti alle intemperie.
La grotta Paglicci da vicino
Durante il periodo Paleolitico l’uomo non si occupava solamente della propria sussistenza, ma cominciava a sviluppare anche una sua sensibilità verso il mondo che lo circondava e verso i suoi simili. Le primissime manifestazioni artistiche umane e l’attenzione nei confronti dei defunti sono proprio il risultato di questa nuova sensibilità. Non a caso le più famose grotte contenenti reperti archeologici risalenti al Paleolitico molte delle quali si trovano in Francia ed in Spagna (Cantabria) presentano innumerevoli manifestazioni d’arte parietale che ci danno testimonianza di questo orientamento e di questa particolare sensibilità dei nostri antenati. Un’esigenza espressiva che si traduce in innumerevoli manifestazioni d’arte sulle pareti di queste grotte. Anche in Italia troviamo interessanti esempi di queste manifestazioni umane, in particolare in due grotte presenti sul territorio pugliese, la Grotta Romanelli e la grotta Paglicci.
Arte parietale nella grotta Paglicci
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All’interno della grotta Paglicci sono raffigurati due cavalli ed una serie di impronte di mani. Le impronte di mani sono particolarmente interessanti in quanto alcune sono realizzata “in positivo”, altre “in negativo”. Ciò significa che alcune di esse sono piene di colore, altre invece sono state eseguite spruzzando del colore tutto attorno alla mano.
Arte mobiliare all’interno della grotta Paglicci
All’interno della grotta Paglicci è stato rinvenuto un frammento di una tibia di un grande mammifero. L’osso in questione reca una serie di incisioni particolarmente dettagliate, tra cui l’immagine di uno stambecco realizzato con molta cura. Nella grotta è stato trovato anche un frammento di un bacino di cavallo, sul quale i nostri antenati hanno intagliato alcune figure zoomorfe. Si possono osservare una scena di caccia con cavalli e cervi ed un bue con le corna ben protese in avanti, affiancato da un altro bue più piccolo ed un cerbiatto. Un altro frammento d’osso ancora, rinvenuto sempre all’interno della grotta, presenta la raffigurazione di un uccello intento a covare un nido colmo di uova, mentre subisce la minaccia di un serpente e di un altro uccello come spettatore.
Il culto dei morti come testimoniato dai reperti interni alla grotta Paglicci
Nelle tre sepolture rinvenute all’interno della grotta Paglicci troviamo alcuni ornamenti che ci danno la misura dell’attenzione rivolta dall’uomo del Paleolitico nei confronti del rito funebre. Il morto era agghindato con diversi ornamenti quali conchiglie o denti forati aventi, si pensa, un valore magico e religioso. Accanto ai corpi, sono stati rinvenuti anche diversi oggetti, facenti parte di un vero e proprio corredo funerario: non mancano manufatti litici di corno e di osso, oltre all’ocra polverizzata sulla quale il corpo posava, in quanto considerata una sostanza capace di dare la vita.
All’interno della grotta Paglicci è stato anche rinvenuto lo scheletro di un tredicenne in posizione supina, con la testa rivolta a destra e le braccia poste in una posizione particolare. Sempre nella grotta è stato rinvenuto uno scheletro di donna di età tra i 18 ed i 20 anni. Se il giovane sembra avesse una statura piuttosto elevata ed una costituzione esile e magra, la donna invece era di costituzione più massiccia, con una mandibola ben sviluppata e i rilievi sopracciliari ben marcati, aspetti che hanno indotto gli studiosi a ritenere che nel Paleolitico non vi fossero sostanziali differenze tra uomo e donna.
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