I più anziani di casa si ricorderanno sicuramente dell’antica usanza di separare il più possibile i rebbi delle forchette. Ed ancora oggi, visitando la casa di qualche nonno, sarà forse possibile trovare, tra le stoviglie in cucina, qualche forchetta coi rebbi separati tra di loro. Ma da dove deriva questa antica usanza pugliese? Scopriamolo insieme.
C’era una volta…la fame
Una volta in Puglia così come in tante regioni italiane in fondo, la fame era all’ordine del giorno. Difficilmente si riusciva a sfamare adeguatamente la famiglia. Pane e ancor più frise erano all’ordine del giorno e si mangiavano a colazione, pranzo, merenda, con l’aggiunta di un filo di olio pugliese.
Quanto alle farine, la regina era la semola, affiancata spesso dalla farina di grano arso, una farina che si ricavava dagli avanzi della bruciatura delle stoppie dopo la raccolta del grano.
La famiglia riusciva a riunirsi a tavola attorno ad un pasto caldo la sera, e spesso il cibo non abbondava. La carne era un lusso che ci si poteva concedere saltuariamente e spesso non era nemmeno sufficiente a sfamare tutti i componenti delle allora numerose famiglie.
E quindi, quando veniva la sera, attorno al tavolo si era in tanti e la fame abbondava, si prendeva la forchetta, e si separavano i suoi rebbi il più possibile, per riuscire ad infilzare ed addentare bocconi più generosi. Insomma, chi più afferrava più mangiava.