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Ubicato nel territorio di Fasano, in provincia di Brindisi, il Parco Rupestre Lama d’Antico costituisce un ottimo esempio di integrazione tra civiltà rurale contadina e natura.

La piana degli olivi secolari, che si estende da Carovigno a Monopoli lungo il versante Adriatico non è una distesa piatta, come il nome può far intendere, bensì è attraversata da decine di solchi di natura torrentizia che dalle colline delle Murge giungono fino a poche centinaia di metri dal mare. Questi solchi localmente sono detti “lame”. Fra queste Lama d’Antico è una delle più conosciute e affascinanti. Si è formata milioni di anni fa per effetto dell’azione erosiva delle acque che si sono insinuate nella tenera roccia calcarea della zona, formando così un canalone lungo circa 4 chilometri con pareti di roccia che in alcuni punti sono alte 12 metri. In caso di forti piogge si formano piccoli rivoli d’acqua sul fondo della lama, che hanno contribuito a rendere fertile il terreno e a far sì che si sviluppasse una folta vegetazione: canne di palude e numerose erbe e arbusti spontanei che in primavera esplodono in un’ampia varietà di fioriture, come il cisto rosso, il cisto marino, papaveri, convolvoli, ecc. Qua e là troneggiano in ordine sparso esemplari di olivi e carrubi secolari dai tronchi contorti e rugosi, spesso con le radici affioranti dalle rocce, muti testimoni del passare dei secoli.

Sulle pareti rocciose esposte ai raggi solari invece prosperano piante della macchia mediterranea, adattate alla siccità e alle alte temperature estive: enormi piante di capperi con le radici ancorate nella roccia che penzolano davanti agli ingressi delle numerose grotte presenti nel parco, e poi timo, rosmarino, lentisco, ginestra, biancospino e tanti altri. Tra la vegetazione arborea, oltre a olivo e carrubo sono presenti il mandorlo, il perastro, il prugnolo, il fico e il leccio. Nel complesso un’esplosione di odori e colori che favorisce la presenza di numerosi insetti impollinatori, di rettili come il cervone, il colubro leopardiano e il biacco, mammiferi come la volpe, la faina, la donnola, il riccio e l’arvicola, e infine numerose specie di volatili: l’upupa, il cardellino, gazze e cornacchie grigie, tortore e rapaci come la poiana e il gheppio. Dal crepuscolo in poi invece diventano protagonisti gufi, civette, barbagianni e assioli.

Come si arriva ?

DA BRINDISI

Percorrere la SS 16 in direzione Fasano-Bari sino all’uscita SAVELLETRI-FASANO STAZIONE.
Procedere in direzione Savelletri, superare Rotonda Conforama, superare la rotonda Stazione, Immediatamente dopo il sottovia ferroviario svoltare subito a destra(curva a gomito) e subito dopo a sinistra trovate il Parco.

DA BARI o TARANTO

Percorrere la SS 16 in direzione Fasano-Brindisi sino all’uscita SAVELLETRI-FASANO STAZIONE.
Procedere in direzione Savelletri, superare Rotonda Conforama, superare la rotonda Stazione, Immediatamente dopo il sottovia ferroviario svoltare subito a destra(curva a gomito) e subito dopo a sinistra trovate il Parco.

[callout]Testo ripreso dall’itinerario che abbiamo fatto e che includeva anche le Grotte di Castellana[/callout]

Il parco rupestre include natura ed archeologia. Si compone infatti di un villaggio e di un vero e proprio parco naturale. La sua visita, complice il clima mite che offre la regione, è possibile praticamente tutto l’anno. In ogni mese dell’anno infatti la natura offre le sue piccole grandi meraviglie: il grande carrubo che campeggia al centro del parco vi attende infatti sempre lì, così come numerosi cespugli odorosi appartenenti alla macchia mediterranea, more e capperi in estate e molte altre specie di piante interessanti da osservare e fotografare. Il mare, lì, è davvero vicino, e passeggiare all’aperto facendo il pieno di iodio sarà più che piacevole!

Guardando a terra, non stupitevi se noterete dei fossili di conchiglia: dovete sapere che un tempo qui tutto era sommerso dal mare: solo l’alta Murgia emergeva, ma il resto era tutto sommerso o attraversato da fiumi emersi o sotterranei. Non per nulla infatti “Lama” significa proprio “antico letto di fiume”. Un fiume che qui scorreva diverse migliaia di anni fa, ma che nei fossili, nei resti e nella morfologia del villaggio ancora si può “veder” scorrere e sfociare in mare chiaramente. La presenza del mare e dell’acqua in queste zone era davvero forte ed impattante: tenete a mente questa osservazione, perchè più tardi, nel corso della visita alle Grotte di Castellana, ne comprenderete e vedrete il peso ancor di più.

A livello di archeologia, il parco include un villaggio rupestre, ovvero un agglomerato di grotte ed edificazioni rurali risalenti già al Neolitico. Fu nel Medioevo, tuttavia, che questo villaggio venne nuovamente abitato dalle popolazioni locali, dedite per lo più all’agricoltura ed alla pastorizia. Siamo quindi tra il 1000 e il 1400 quando questo villaggio viene usato come luogo abitativo, di rifugio in caso di maltempo, di riparo del bestiame e come magazzino per gli attrezzi agricoli. La semplicità di queste strutture ci fa davvero capire la modestia della vita dei suoi abitanti, ma anche il loro senso pratico: non mancano, infatti, i ganci per legare il bestiame, e utilissimi pozzi per raccogliere l’acqua piovana.

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