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Il vino, come ogni prodotto alimentare, attraversa una serie di fasi di lavorazione per garantirne la qualità, la conservazione e la stabilità. Un aspetto fondamentale di questo processo riguarda l’uso degli additivi, spesso oggetto di discussioni e malintesi. Ma cosa sono esattamente gli additivi del vino? E qual è il loro ruolo nella vinificazione? Esaminiamo più da vicino queste sostanze e le pratiche ad esse associate.

Definizione di additivi nel vino

  • Gli additivi sono sostanze aggiunte durante il processo di vinificazione con vari obiettivi: stabilizzare il vino
  • prolungarne la conservazione
  • migliorare il profilo organolettico (aromi, sapori, colore)
  • correggere difetti

Non si tratta di manipolazioni artificiali per mascherare una qualità inferiore, ma piuttosto di strumenti che permettono di preservare e valorizzare il prodotto finale.

Molte delle sostanze impiegate nel vino, come chiarificanti o antiossidanti, sono usate da secoli senza evidenti effetti nocivi sulla salute. In effetti, alcune non sono nemmeno considerabili additivi veri e propri, poiché vengono rimosse prima della fase finale di produzione. Un esempio classico è l’uso della bentonite, una sostanza utilizzata per eliminare proteine indesiderate che precipita durante la chiarificazione.

Trattamenti fisici e chimici

Nella vinificazione, oltre all’aggiunta di sostanze chimiche, esistono trattamenti fisici, come la filtrazione o la chiarificazione, che rimuovono particelle indesiderate. Tuttavia, i trattamenti chimici sono spesso i più discussi, in quanto prevedono l’aggiunta di sostanze per

  • facilitare la fermentazione
  • prevenire l’ossidazione
  • stabilizzare il vino

Tra gli additivi più comuni troviamo l’anidride solforosa, ampiamente utilizzata per le sue proprietà antiossidanti e antimicrobiche. Contrariamente a quanto spesso si crede, i solfiti non sono intrinsecamente pericolosi. Sono presenti in quasi tutti i vini, ma solo in piccole quantità, ben al di sotto dei limiti nocivi, e svolgono un ruolo essenziale nella protezione del vino durante la sua conservazione.

Il ruolo dei lieviti

La fermentazione alcolica, il processo con cui lo zucchero dell’uva viene trasformato in alcol, è governata dai lieviti. Mentre un tempo ci si affidava ai lieviti naturali presenti nell’uva stessa o nell’ambiente di cantina, oggi molte aziende vinicole utilizzano lieviti selezionati. Questi lieviti, sviluppati in laboratorio, permettono di ottenere risultati più prevedibili e controllati, migliorando la qualità complessiva del vino e riducendo il rischio di fermentazioni indesiderate.

L’uso di lieviti selezionati non deve essere visto come un tradimento della tradizione, ma piuttosto come un mezzo per garantire la finezza e la stabilità del prodotto finale. Questo approccio moderno consente ai produttori di ottenere vini con caratteristiche organolettiche ben definite e ripetibili nel tempo.

Le correzioni nel vino

Le correzioni al vino, spesso percepite con diffidenza, sono invece essenziali per migliorare la qualità e preservare l’equilibrio del prodotto. Ad esempio, la correzione del tannino, fondamentale per la struttura e la longevità del vino, può essere fatta attraverso l’aggiunta di trucioli di legno o di tannini concentrati. Queste pratiche sono molto più sostenibili ed efficienti rispetto al tradizionale affinamento in botti di rovere.

Un altro esempio di correzione riguarda la regolazione dell’acidità. In climi più caldi, dove l’uva tende a perdere acidità durante la maturazione, può essere necessario aggiungere acido tartarico o citrico per bilanciare il vino. Al contrario, in regioni fredde, dove l’uva può essere troppo acida, si ricorre a sostanze tampone per ridurre l’acidità.

Stabilizzazione e chiarificazione

Dopo la fermentazione, il vino deve essere stabilizzato e chiarificato per rimuovere eventuali impurità. Prodotti come la bentonite e la gomma arabica sono utilizzati per garantire che il vino sia limpido e privo di particelle sospese. La bentonite, in particolare, lega le proteine presenti nel vino, facendo sì che queste precipitino, rendendo il vino più stabile e meno suscettibile a cambiamenti nel tempo.

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Anche la chiarificazione, una pratica secolare, ha subito evoluzioni. Mentre in passato si utilizzava l’albume d’uovo per far precipitare le proteine, oggi si preferiscono sostanze di origine vegetale, che offrono gli stessi benefici ma senza impatti negativi sugli animali.

Miti e realtà sugli additivi

Uno dei miti più diffusi sugli additivi nel vino riguarda la loro presunta nocività. Molti consumatori sono preoccupati per la presenza di sostanze chimiche nel vino, ma in realtà, gli additivi utilizzati sono rigorosamente regolamentati e sicuri. Ad esempio, l’anidride solforosa è presente in quantità minime e non rappresenta un pericolo per la maggior parte delle persone, ad eccezione di una piccola percentuale di individui particolarmente sensibili.

Le “correzioni” nel vino, se fatte correttamente e con moderazione, non alterano la sua natura, ma ne migliorano la qualità e ne preservano le caratteristiche nel tempo.

Ecco un elenco degli additivi del vino

Ecco un elenco dei principali additivi utilizzati nella produzione del vino e le loro funzioni specifiche:

  • Anidride solforosa (SO₂): utilizzata per le sue proprietà antiossidanti e antimicrobiche. Aiuta a preservare il colore e il sapore del vino, prevenendo fermentazioni indesiderate.
  • Solfiti: sali derivati dall’anidride solforosa che agiscono come conservanti, prevenendo l’ossidazione e proteggendo il vino dai batteri.
  • Acido tartarico: utilizzato per regolare l’acidità del vino, specialmente in climi caldi dove l’uva tende a perdere acido durante la maturazione.
  • Acido ascorbico (vitamina C): usato come antiossidante per prevenire l’imbrunimento del vino e preservarne gli aromi.
  • Gomma arabica: una resina naturale che aiuta a stabilizzare i tannini, rendendo il vino più morbido e migliorandone la struttura.
  • Bentonite: una argilla che viene utilizzata per chiarificare il vino, legandosi alle proteine in eccesso che potrebbero causare torbidità.
  • Caseina: proteina del latte impiegata per chiarificare vini bianchi e rosati, migliorandone la limpidezza e riducendo i difetti di colore.
  • Gelatina: utilizzata per stabilizzare il vino rosso, legandosi ai polifenoli in eccesso e riducendo l’astringenza.
  • Colla di pesce (ittiocolla): chiarificante di origine animale impiegato per stabilizzare i vini e migliorare la brillantezza visiva, soprattutto nei vini rosati.
  • Enzimi: utilizzati per favorire la chiarificazione e la macerazione, contribuendo a migliorare l’estrazione dei composti aromatici e dei tannini.
  • Acido citrico: impiegato per regolare l’acidità e migliorare la freschezza del vino, soprattutto nei vini bianchi e rosati.
  • Tiamina cloridrato (vitamina B1): aggiunta per supportare la fermentazione alcolica, mantenendo i lieviti attivi e vitali.
  • Dimetildicarbonato (DMDC): usato per sterilizzare il vino, garantendo la stabilità microbiologica senza alterarne le caratteristiche organolettiche.
  • Trucioli di quercia: alternativa all’affinamento in barrique, conferiscono al vino aromi di vaniglia e tostatura, migliorandone la complessità senza l’uso di botti in legno.

L’uso di additivi nel vino è una parte integrante e fondamentale del processo di vinificazione. Queste sostanze, lungi dall’essere manipolazioni artificiali, servono a garantire che il vino raggiunga il consumatore nelle migliori condizioni possibili. La chiave è la trasparenza e l’uso responsabile di tali sostanze, per preservare la qualità e l’integrità del prodotto finale.

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