Quando si parla di olio pugliese, si sente spesso parlare di cultivar. Una parola che ai non addetti ai lavori può sembrare strana e inconsueta, quasi non appartenente alla nostra lingua. Cosa vuol dire cultivar dunque? A cosa si riferisce? In quali ambiti si usa? Scopriamolo assieme.
Innanzitutto partiamo dalla pronuncia di cultivar. Si pronuncia con l’accento sulla a finale, dunque è una parola tronca. Si tratta di una parola che deriva dall’inglese “cultivated variety” (cul-ti-var, appunto) Dopodichè, diciamo subito che non è un termine riferito solamente al mondo dell’olivicoltura. Il cultivar è un termine usato in agronomia e può riferirsi a varie tipologie di piante. In generale, si definisce come cultivar una specie ben definita, una varietà, insomma. E’ come quando, nel mondo animale, si identifica una razza. Un cultivar è dunque una varietà molto ben definita, che si caratterizza per una serie di aspetti di indole fisiologica, agronomica, morfologica e, non ultimo merceologica. Vediamo ora cosa sono i cultivar se riferiti all’olio pugliese.
Cosa sono i cultivar di olio pugliese?
Come detto i cultivar possono essere riferiti alle viti, agli alberi da frutto e via dicendo. Nel caso dell’olio e dell’olio pugliese, si parla di olio derivante da questo o talaltro cultivar quando proviene dalle olive di un tipo di albero. Avremo dunque il cultivar leccina, ogliarola, cellina e via dicendo. I cultivar come detto sono ben definiti per aspetto, caratteristiche, resa, portamento e via dicendo. Ogni cultivar è solitamente autocntono di una zona, dunque è nato lì ed è sempre stato nella stessa zona, dove talvolta è stato anche perfezionato. Altre volte non è autoctono e dunque proviene da una zona diversa del paese. In Puglia vi sono cultivar autoctoni e non autoctoni, ma tutti ben definiti. Inoltre, le aree di produzione dell’olio pugliese, che sono 5, ed in ciascuna di esse si trovano cultivar ben specifici, che danno origine ad oli dalle caratteristiche ben specifiche. Infine, si consideri che gli olii di oliva, oltre a distinguersi qualitativamente tra vergini ed extravergini, si distinguono sulla base del cultivar dal quale sono stati ricavati. Si avranno dunque olii da blend, cioè da “mix” di olive di cultivar differenti, e oli ottenuti “in purezza”, cioè da un’unica tipologia di olive che proviene da un unico cultivar. Per sapere questo è fondamentale, nel momento dell’acquisto, leggere molto bene l’etichetta del prodotto.