ode all'olio - Laterradipuglia.it

Intorno alla figura carismatica e dallo straordinario valore non solo letterario ma anche sociale politico e non ultimo umano di Pablo Neruda, potremmo scrivere e parlare per giorni, settimane e mesi. Ma naturalmente in questa sede ci occupiamo d’altro. E’ dunque per il piacere di menzionare uno dei più illustri poeti di tutti i tempi e non di certo con l’intento di sminuirne la figura, che oggi proponiamo su queste pagine una delle sue meravigliose poesie. Dedicata all’albero di ulivo ed all’olio di oliva. Ve la proponiamo in italiano, cosicchè tutti possiate coglierne il senso agevolmente. 

La poesia Ode all’olio è contenuta nella raccolta Odas Elementales, una serie di poesie in versi liberi nelle quali il celebre letterato cileno raggiunge l’ambizioso obiettivo di dar vita ad una creazione armonica che vede come protagonisti non più gli individui ma gli elementi naturali.

Naturalmente noi di La Terra di Puglia abbiamo a cuore l’olio pugliese e gli ulivi di Puglia, ma questa poesia sarà gradita ed apprezzata anche da tutti coloro che, come noi, vivono circondati da ulivi, ovunque si trovino. Buona lettura!

Ode all’olio

Accanto al frusciare
del cereale, tra le onde
del vento sull’avena,
l’ulivo
dal volume argentato,
stirpe austera,
nel suo ritorto
cuore terrestre:
le gracili
ulive
lucidate
dalle dita
che fecero
la colomba
e la chiocciola
marina:
verdi,
innumerevoli,
purissimi
picciuoli
della natura,
e lì
negli
assolati
uliveti,
dove
soltanto
cielo azzurro con cicale
e terra dura
esistono,

il prodigio,
la capsula
perfetta
dell’uliva
che riempie
il fogliame con le sue costellazioni:
più tardi
i recipienti,
il miracolo,
l’olio.

Io amo
le patrie dell’olio,
gli uliveti
di Chacabuco in Cile,
al mattino
le piume di platino
forestali
contro la rugosa
cordigliera,
ad Anacapri, là su,
nella luce tirrena,
la disperazione degli ulivi,
e nella carta d’Europa,
la Spagna,
cesta nera di olive
spolverata di fiori d’arancio
come da una ventata marina.

Olio,
recondita e suprema
condizione della pentola,
piedistallo di pernici,
chiave celeste della maionese,
delicato e saporito
sulle lattughe
e soprannaturale nell’inferno
degli arcivescovili pesciprete.

Olio,
nella nostra voce, nel
nostro coro,
con
intima
mitezza possente
tu canti:
sei lingua
castigliana:
ci sono sillabe di olio,
ci sono parole
utili e profumate
come la tua fragrante materia.

Non soltanto il vino canta,
anche l’olio canta,
vive in noi con la sua luce matura
e tra i beni della terra
io seleziono,
olio,
la tua inesauribile pace,
la tua essenza verde,
il tuo ricolmo tesoro che discende
dalle sorgenti dell’ulivo.

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