La Puglia e le sue leggende: I lupi mannari nella cultura contadina pugliese

La Puglia non è solamente la splendida destinazione turistica che tutti conosciamo, ma è molto di più. È una terra la cui importante estensione territoriale, abbinata a una cultura contadina che affonda le sue radici in un passato molto lontano, custodisce ancora oggi una miriade di leggende e misteri, miti e racconti popolari. Alcuni di questi sono ancora oggi parte del folklore pugliese e tornano periodicamente alla ribalta in occasione di alcuni momenti ben precisi dell’anno (solitamente legati alle festività religiose). Altri rischiano d’essere del tutto dimenticati, come le storie legate alle leggende popolari sui lupi mannari in Puglia. Addentriamoci dunque assieme in questo argomento così suggestivo ed intrigante.

I lupi mannari in Puglia: sono proprio “nativi” pugliesi!

Abbiamo avuto occasione di parlare altrove dei tanti simpatici e dispettosi folletti che popolano da nord a sud la terra di Puglia, così come dei fantasmi che non mancano mai nei racconti leggendari legati a tale o talaltro paesino o città pugliese. Oggi scopriamo assieme chi sono i lupi mannari o licantropi. Partiamo da un accenno di tipo etimologico: la parola licantropo deriva dal greco lykos e anthropos, che significano rispettivamente lupo e uomo. In particolare, vi incuriosirà sapere che invece il termine lupo mannaro sembra proprio derivare dal termine dialettale molfettese lëpòmënë, al quale è stato poi aggiunto un suffisso -re. Che il lupo mannaro dunque sia una “invenzione” tutta pugliese? Pare proprio di sì. E se questa base linguistica ed etimologica non vi basta per convincervi del fatto che i lupi mannari siano originari della Puglia, vi raccontiamo subito un altro fatto.

La leggenda di Licaone e dei lupi mannari in Puglia

Narra la leggenda che Licaone, re di Arcadia, fu punito ferocemente da Zeus per aver sacrificato uno dei suoi figli al dio. La punizione fu esemplare, e consistette proprio nella maledizione di Licaone e nella sua trasformazione in un lupo. Licaone aveva molti figli, tra cui Peucezio, antico fondatore della Terra di Bari, che come sapete si chiamava proprio Peucezia prima della conquista di quei territori da parte dei romani. Altri studiosi invece ritengono che il nome di questo leggendario figlio di Licaone fosse Dauno, da cui appunto Daunia. Insomma, in un modo o nell’altro la storia della vita di questo primo lupo mannaro e dei suoi figli ci riconduce sempre in terra di Puglia, specie in virtù del fatto che la licantropia era considerata un virus infettivo che, una volta comparso in una determinata zona geografica, si espandeva a macchia d’olio. Ecco spiegato il motivo delle innumerevoli storie sui lupi mannari in Puglia. Ma andiamo avanti col racconto.

Testimonianze della presenza di lupi mannari in Puglia

In agro di Bitonto, in un luogo incantevole circondato da ulivi secolari, sorge la famosa Torre del Luponimo: si narra che qui usassero rifugiarsi, durante le notti di luna piena, numerosi lupi mannari. Ma non solo. Nella cittadina di Bitonto, in particolare, non è infrequente udire ancora – da parte dei più anziani della comunità – misteriosi e inquietanti racconti proprio sull’uomo lupo, chiamato in dialetto u lupomon (il lupo uomo). Da quelle parti, insomma, il lupo mannaro è ancora ben presente come protagonista nell’immaginario collettivo.

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Ma le inquietanti leggende relative alla presenza dei lupi mannari in Puglia non si esauriscono alla cittadina di Bitonto: un po’ ovunque, infatti, si narrano di incontri avvenuti nelle notti di luna piena, specie nelle campagne. L’immaginario popolare ha dunque dato vita, racconto dopo racconto, a creature orrende e rabbiose, metà uomo e metà lupo, capaci di rendersi molto pericolose nei confronti di chi se ne imbattesse.

I lupi mannari nel Medioevo

Come detto, la storia dei lupi mannari in Puglia ha radici antiche e leggendarie. Con l’avanzare dei secoli, la figura del lupo mannaro tuttavia non è per nulla scomparsa ed anzi, per così dire, si è evoluta, assumendo di volta in volta caratteristiche differenti. Quando, nel Medioevo, l’influenza della religione cristiana cominciò a farsi sentire prepotentemente, di fatto modificando e distorcendo i contorni di molte festività, tradizioni e credenze legate sino a quel momento quasi esclusivamente alla civiltà rurale e contadina, all’avvicendarsi delle stagioni ed ai lavori nei campi, anche le figure dei lupi mannari assunsero caratteristiche diverse da quelle originarie che or ora vi abbiamo descritto.

Rituali magici per liberarsi dalla maledizione

Proseguendo il nostro racconto sui lupi mannari in Puglia, dovete sapere che in epoca Medievale si riteneva che chi fosse nato nella notte tra il 24 ed il 25 dicembre fosse colpito dalla maledizione e dal virus della licantropia, perché, in qualche modo, era responsabile di aver cercato di prevaricare rispetto a quanto stabilito, ordinato e deciso da Dio, che voleva Gesù come unico nato in quella notte così particolare. Chi nasceva durante quella notte era dunque vittima di una maledizione dalla quale non era facile liberarsi: un fardello che presupponeva una grave impurità ed un legame molto stretto con le forze del male. Come sempre avveniva in epoca medievale, dunque, si mettevano in atto una serie di rituali magici per annientare la maledizione. In uno di questi, il padre del neonato doveva salire sul tetto o sul terrazzo di casa ripetendo a più riprese la frase “Ie natu nu stregone a casa mia”, al fine di invocare gli angeli e di riuscire a “curare” il piccolo, evitandogli di trasformarsi poi in un lupo nelle notti di luna piena.