Gli amanti della storia sapranno che in tutta Europa qua e là non è infrequente imbattersi in strani monumenti a forma di colonna, che campeggiano da qualche secolo nelle piazze delle più belle e più famose città. Sono le colonne della vergogna, monumenti dalle fattezze molto semplici eretti a mo di gogna cittadina. Cosa succedeva dunque in prossimità delle colonne della vergogna? A quali epoche storiche ci riferiamo? E dove è possibile vederle in Puglia? Scopriamolo assieme.
Colonna infame o colonna della vergogna?
Chi ha avuto modo di leggere la Storia della Colonna Infame di Alessandro Manzoni sicuramente non potrà fare a meno di pensare al celebre episodio del processo agli untori nell’estate del 1630. Capitava, in quei tempi, che a seguito di un clamoroso processo, si facesse erigere un piccolo monumento a forma di colonna (solitamente laddove prima sorgeva la casa dei condannati) per tener viva la memoria del gesto infamante del condannato (a morte, solitamente), come monito ed avvertimento per i posteri. E’ accaduto a Milano, come racconta il Manzoni nella sua celebre appendice ai Promessi Sposi, ma anche a Genova, in occasione della congiura del Vacchero. Ebbene, le colonne della vergogna non sono esattamente la stessa cosa. Cosa sono dunque le colonne della vergogna?
Cosa sono le colonne della vergogna
Le colonne della vergogna sono monumenti a forma di colonna eretti solitamente al centro di piazze pubbliche o palazzi nei quali si svolgevano le funzioni giudiziarie. Durante tutto il Medioevo e talvolta anche dopo la sua fine, si usava dunque condurre presso queste colonne debitori insolventi, falliti e bancarottieri, ma anche adultere. Presso la colonna, il colpevole era esposto al pubblico ludibrio, prima del processo vero e proprio. A Padova, per esempio, presso il Palazzo della Ragione, sede delle funzioni giudiziarie della città durante tutto il Medioevo, vi era (e vi è ancora) la pietra del vituperio. Qui, i debitori insolventi dovevano togliere i pantaloni e battere per tre volte le natiche, esponendosi dunque alla pubblica umiliazione. Dopodichè, la pena consisteva nell’esilio dalla città, dalla quale si allontanavano “in braghe di tela”: il modo di dire “restare in braghe di tela” deriva appunto da questa antica usanza patavina.
Dove sono le colonne della vergogna in Puglia
Anche in Puglia le colonne della vergogna non mancano. A Bari, per esempio, in Piazza Mercantile, è possibile vedere la suddetta colonna accanto ad un leone. I due monumenti hanno tuttavia datazioni differenti: il leone, lì presente già dal XII secolo, reca sul petto la scritta Custos Iusticiae, custode della giustizia, e veniva già usato come gogna pubblica ancor prima che fosse edificata l’adiacente colonna. Alcuni studiosi vedono peraltro anche un valore apotropaico nel leone, che oltre a mantenere e custodire la giustizia, siederebbe al centro della piazza in difesa dell’intera città. Come detto, invece, la colonna è successiva, e fu edificata dal Viceré spagnolo Pietro di Toledo verso la metà del Cinquecento. Come vedete siamo già in pieno Rinascimento, ma l’abitudine di ricorrere alle colonne della vergogna era ancora molto viva. D’altronde, si ricordi che piazza Mercantile era il fulcro delle attività non solo commerciali, ma anche giudiziarie della città. Ma le colonne della vergogna non sono esclusivo appannaggio dei grossi centri: anche a Galatone ed a Cursi in provincia di Lecce, è possibile vedere le antiche colonne della vergogna.