Come spesso ci piace fare sulle pagine di questo magazine virtuale, andiamo oggi alla ricerca ed alla riscoperta di un passato che pur non essendo così lontano da noi, è caduto in gran parte nel dimenticatoio. Raccontiamo oggi la storia di San Nicola, di chi fosse questo santo così sentito in Puglia e non solo e delle tradizioni che gravitano attorno alla sua figura.
La festa di San Nicola era molto sentita dai bambini pugliesi così come del resto d’Italia e sino ad alcuni decenni fa era proprio questa l’occasione per ricevere qualche piccolo dono. Nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre i bambini usavano lasciare a San Nicola ciò di cui disponevano, una manciata di frutta secca, per esempio, o ancora un po’ di biada per l’asinello del santo. Chi aveva qualcosa in più lasciava un paio di scarpe sulla soglia oppure del dolciumi In cambio, ricevevano qualche dono. Una tradizione contadina che affonda le sue radici nei secoli passati e che di dà la misura del cambio di rotta al quale invece ci siamo abituati negli ultimi tempi.
Si noti, peraltro, che l’abitudine di lasciare alimenti o calzature sulla soglia di casa è comune anche ad altre festività tipiche della tradizione contadina. La ritroviamo infatti nella tradizione della notte degli Ognissanti, quando in tutta Italia si usava lasciare appunto cibo e calzature sulla soglia di casa, in attesa della visita dei propri defunti.
Perchè San Nicola porta i doni ai bambini
Alla figura taumaturgica ed enigmatica di San Nicola sono legate diverse leggende. Abbiamo già avuto modo di raccontare altre volte la storia delle tre sorelle che, sguarnite di dote, furono salvate dalla strada dal santo di Myra. Donando loro una dote, egli consentì alle tre ragazze di trovare marito e di condurre una vita dignitosa. La leggenda che vede protagonisti i bambini, e che ha fatto di San Nicola il protettore dei bambini è invece differente. Narra la leggenda che c’erano 3 bambini poveri che non avevano nulla di cui nutrirsi. San Nicola donò loro 3 mele, una per ciascuno. Nottetempo, le mele si trasformarono in oro, aiutando dunque le famiglie dei piccoli ad uscire dalla povertà.
Chi era San Nicola
Originario di Myra, nell’attuale Turchia, ai tempi dell’Impero Romano d’Oriente, San Nicola era un vescovo cristiano. Secondo un’altra leggenda che lo vede protagonista, egli si trovava a Roma quando, dentro l’alloggio di una meretrice, trovò una colonna n marmo. Egli la segnò con una X e poi la gettò nel Tevere. Tornato a Myra, la vide riaffiorare dalle acque del mar Mediterraneo. Dopo la sua morte, avvenuta in Turchia, le sue spoglie mortali furono rubate e portate a Bari via mare da alcuni mercanti. La colonna riprese dunque la via del mare per stare accanto ai resti mortali del Santo. Ancora oggi la colonna si trova nella cripta della basilica di San Nicola nel capoluogo pugliese. Poiché San Nicola aveva a cuore il destino delle ragazze meno fortunate e poiché salvò le 3 giovani di cui abbiamo poc’anzi parlato da un destino fatto di povertà e prostituzione, ancora oggi le giovani in cerca di marito si appellano alla colonna per veder esaudito il desiderio di convolare a nozze quanto prima.
E allora chi era Santa Claus?
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In tutta Europa la figura di San Nicola come santo dal potere taumaturgico e salvifico nei confronti di innumerevoli categorie di persone prese piede rapidamente dopo la sua morte. In tutta Italia così come nei paesi germanici e nel nord Europa, la notte tra il 5 e il 6 dicembre era momento di festa e di attesa. In Olanda, dalla figura di san Nicola nacque ad un certo punto un altro personaggio frutto della fantasia popolare, Sinterklaas, da cui appunto, etimologicamente, Santa Claus. Santa Claus raccoglie e porta con sè l’eredità di San Nicola, non a caso è rappresentano in abiti da vescovo, con la mitra e il pastorale (copricapo e bastone). Anche il germanico San Nikolaus ci porta, etimologicamente parlando, proprio verso Santa Claus. Santa Claus tuttavia non visita le soglie delle abitazioni ma scende dai comignoli in compagnia di una serie di aiutanti. Come vedete, passo dopo passo la figura dell’odierno Babbo Natale prende forma, arricchendosi di tutti quegli elementi che oggi riconosciamo perfettamente nella figura a noi cara di Babbo Natale.
E Babbo Natale?
La “trasformazione” definitiva in Babbo Natale avviene per opera di uno scrittore, poeta e linguista statunitense, Clement Clarke Moore, che scrisse una poesia, A Visit From Saint Nicholas, nel 1823. Nei versi della poesia, San Nicola – Santa Claus è rappresentato come un elfo leggermente su di peso, con un abito rosso orlato di pelliccia bianca, alla guida di una slitta trainata da renne. Babbo Natale non è dunque un’invenzione commerciale messa in atto dal colosso statunitense Coca Cola. E’ vero che Babbo Natale fu usato come immagine per una pubblicità della Coca Cola, ma dovete sapere che prima della celebre bevanda gasata, l’azienda americana White Rock Beverages usò il nostro caro elfo per una pubblicità di una ginger ale.
San Nicola oggi
Come vedete San Nicola oggi è in gran parte caduto nel dimenticatoio ed è stato soppiantato nel tempo da Santa Claus e infine Babbo Natale, che passo dopo passo hanno fatto propri alcuni elementi distintivi della figura originaria del vescovo di Myra, aggiungendone mano a mano altri di nuovi, complice la fantasia popolare ed i retaggi culturali delle differenti zone d’Europa ove egli è approdato. Ad ogni modo, in Puglia San Nicola è ancora molto sentito. Vi ricordiamo che egli è venerato tanto dalla Chiesa Cattolica quanto da quella Ortodossa. In Puglia oltre ad essere patrono di Bari, è anche patrono di Aradeo, Cursi, Squinzano, Corigliano d’Otranto, Cocumola, Rutigliano. Parte delle sue reliquie sono custodite anche a Venezia, al Lido, presso la Basilica intitolata al Santo.