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I trulli sono le tipiche abitazioni rurali che caratterizzano e definiscono il paesaggio di una delle zone più belle e suggestive della Puglia, la Valle D’Itria. Abitazioni contadine, usate talvolta come deposito per gli attrezzi, altre volte come vere e proprie dimore. Una vacanza in Puglia – anche fosse orientata pressoché esclusivamente al mare – non può prescindere da una visita ai trulli. I più famosi sono, come noto, quelli di Alberobello, ma tutta la zona è ampiamente punteggiata da queste suggestive “casette dei Puffi”, come molto probabilmente le chiameranno i vostri bambini. Eppure, i trulli nascondono una piccola curiosità che sicuramente vi farà sorridere non poco.

I trulli, edifici rurali “abusivi”

I primi trulli risalgono al tardo Medioevo e molti di essi si conservano perfettamente ancora oggi. Fu Roberto D’Angiò che donò l’intero feudo dove oggi è possibile ammirare i trulli al primo Conte di Conversano. Il territorio sorgeva all’interno del Regno di Napoli e non era infrequente che vi giungessero emissari del regno incaricati di riscuotere tassi e tributi. Come oggi accade, per erigere un edificio era necessario avere gli opportuni permessi e pagare le tasse necessarie. Per ovviare a questo inconveniente, i trulli venivano edificati d’abitudine senza malta, affinché fosse facile “smontarli” in odor d’arrivo degli emissari del Regno di Napoli, per poi ricostruirli comodamente a visita terminata. Insomma, si trattava di veri e propri edifici abusivi, oggi non solo pienamente “condonati”, ma anche assurti al ruolo di Patrimonio dell’Unesco. Nulla di più curioso, non trovate?

Trulli, furneddhi, pajare e caseddhi

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