Tra i dolci salentini da provare segnaliamo sicuramente due piccole bontà non troppo antiche ma decisamente invitanti. Ci riferiamo alla Sibilla ed alla Rachele. Conosciamole assieme.
La Sibilla
La Sibilla è un dolcetto nato in un piccolissimo paesino della provincia meridionale di Lecce, Zollino. Siamo in piena Grecìa Salentina, un paesino di quelli dove ancora oggi si parla il Griko e si mantengono vive le tradizioni greche. Un’enclave linguistica, insomma, dove la fantasia in cucina non manca. La Sibilla è un dolcetto dalla forma rotonda che racchiude al suo interno una crema alle mandorle, mentre in superficie ha un guscio di cioccolato fondente. I suoi sapori potrebbero ricordare vagamente il fruttone salentino, ma si tratta di qualcosa di ancora diverso.
Perché la Sibilla si chiama così?
La Sibilla era una figura mitologica delle proprietà divinatorie. Sembra che vivesse in una grotta dotata di 5 porte, dalle quali fuoriuscivano voci differenti capaci di predirre il futuro. A quanto pare, anche gli abitanti delle Terre d’Otranto usavano interpellarla di frequente. Stando al mito, gli abitanti di queste zone le portavano in dono deliziosi dolcetti con crema alle mandorle e nocciole proprio per ingentilirla ed evitare che questa predicesse sciagure di sorta.
La Rachele
La Rachele è un dolcetto di pasta di mandorla al pistacchio, contenente al suo interno una golosa crema alle mandorle, nocciole e caffè e guarnito con una glassatura al cioccolato bianco. Davvero divino, dunque se vi trovate in Puglia oltre ad assaggiare il pasticciotto leccese, il fruttone salentino, le bocche di dama e le tette delle monache, dovrete per forza anche assaggiare la Sibilla e la Rachele.
Storia delle origini della Rachele
Narra la leggenda che ci fosse una pecora nera, che a causa del suo colore differente dalle altre, fu cacciata dal gregge. Errando errando, la pecora arrivò in una grotta. Era la grotta di Gesù, Giuseppe e Maria. Giunta al cospetto di Gesù, piccolo ed infreddolito, la pecora gli offrì il suo calore. Gesù in cambio offrì alla pecora un boccone di neve candida, delizioso come non mai. Oggi la Rachele simboleggia proprio quel piccolo ma irresistibile boccone.