Gli agricoltori pugliesi perdono i contributi UE

Lo scorso 31 dicembre è scaduto il termine prestabilito per l’assegnazione dei contributi dati dall’UE e l’amministrazione regionale della Puglia non è stata in grado di distribuire correttamente quel denaro (si parla di una cifra a sei zeri!). Le motivazioni di questo ritardo che ora porteranno gli agricoltori pugliesi a non avere dei soldi da investire nei propri progetti rurali sono molteplici: da una parte si parla di ritardi nella programmazione, ma anche di difficoltà a livello burocratico e, non meno importante, la difficoltà da parte delle aziende a programmare per tempo gli investimenti da farsi per ottenere il cofinaziamento. Con questo grave errore, è automaticamente scattato il disimpegno di 86 milioni di fondi dell’Unione Europea, ai quali è necessario aggiungere pure il cofinaziamento nazionale obbligatorio, il tutto per la cifra di 142,3 milioni di euro. Purtroppo, durante il mese di dicembre la Puglia non era l’unica regione ad essere in ritardo: infatti, nell’elenco svettavano anche Basilicata, Abruzzo, Campania, Marche e Liguria, mentre che il resto delle altre regioni erano già riuscite a presentare la documentazione necessaria con gli obiettivi di spesa. Ad ogni modo, attualmente risultano essere solo quattro i programmi virtuosi, con il 50% di spesa circa: stiamo parlando della Calabria, Trento, Bolzano e Veneto. Questa pessima notizia, però, sembra essere comunque un paradosso: pensate, difatti, che è proprio questa la regione che in passato si era piazzata tra le amministrazioni più efficienti per quanto riguarda l’utilizzo degli altri fondi strutturali europei.

Il piano unico nazionale per lo sviluppo rurale è la soluzione?

In un momento come questo, in cui il settore agricolo soffre già abbastanza in Puglia, questa notizia è decisamente pesante per tutte le imprese pugliese, sopratutto per le aziende più piccole che senza la partecipazione dei fondi offerti dall’Unione Europea non riescono a lanciarsi nei propri progetti rurali per un rilancio vero e proprio. Ad ogni modo, per alcuni la soluzione per evitare questo tipo di situazioni potrebbe essere l’introduzione di un piano unico nazionale che abbia come unico scopo lo sviluppo rurale per tutta la penisola italiana. Va detto, però, che nonostante si sia già trattato in passato questo tema, molte regioni hanno bocciato la proposta del ministero: probabilmente, il motivo sta nel fatto che ogni singola regione desidera gestire privatamente i contribuiti. In realtà, il piano potrebbe svolgere il ruolo di camera di compensazione, così da poter consentire la suddivisione delle risorse tra le regioni interessate. In questa circostanza, ad esempio, il denaro dell’UE si sarebbe potuto utilizzare per migliorare le performance di spesa, rimanendo così sempre nelle mani di coloro che hanno realmente bisogno di questo denaro per il proprio lavoro.

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