Abbiamo avuto occasione di parlare altrove dei frantoi ipogei che popolavano tutta la Puglia e che hanno caratterizzato e definito il modus vivendi di tante famiglie che popolavano la regione. Oggi vogliamo spendere due parole nei confronti di un altro esempio di architettura ipogea, le neviere. Vi domanderete cosa c’entrano le neviere con la Puglia ed in particolare con il Salento, dal momento che le neviere sono proprio una manifestazione architettonica tipica del Tacco d’Italia. Ebbene, dovete sapere che in Salento una volta nevicava molto di più di quanto non accada oggi…
Le neviere sono il risultato dell’esigenza di approvvigionamento d’acqua durante i periodi estivi, caratterizzati naturalmente da settimane intere di siccità. Era uso in Puglia, dunque, raccogliere la neve e conservarla in vista proprio di questi periodi di siccità. La raccolta e la conservazione avveniva proprio nelle neviere, degli ambienti sotterranei (ipogei, appunto), scavati nel terreno e coperti da volte di pietra e terreno vegetale. E le neviere in Salento non sono poche, sparse qua e là nelle zone rurali, il che ci dà la misura della quantità di neve che cadeva ogni inverno con una certa assiduità.
Com’erano fatte le neviere
Le neviere avevano una profondità di circa cinque o sei metri ed erano di dimensione rettangolare o quadrata. La larghezza era di circa dieci metri per latro, e l’accesso si poteva effettuare attraverso una piccola finestra nel terreno, solitamente aperta sul lato più corto della neviera. La neve, come detto, si conservava in vista della stagione secca. In quel tempo la si usava tanto per scopo igienico quanto per scopo alimentare. Non si dimentichi che già i romani usavano raccogliere la neve. Un uso ancora in voga sino alla seconda metà dell’Ottocento, epoca in cui l’uomo imparò a produrre il ghiaccio in modo artificiale.
La neve veniva conservata nella neviera con particolare accuratezza. Si evitava di lasciare spazi vuoti in modo che l’aria non potesse infiltrarsi nella neve e nella neviera: era un modo per evitare che si sciogliesse. La neve veniva pressata energicamente per evitare proprio lo scioglimento, e poi si copriva in tutto con la paglia, per creare una sorta di coibentazione. Sembra – ma sulle neviere si sa poco, solo quello che ci è pervenuto dalla tradizione orale – che anche le pareti delle neviere fossero internamente rivestite di paglia. Tuttavia, si consideri che le pareti erano di tufo, che da solo avrebbe potuto dare ugualmente un buon effetto di coibentazione.
Cura del freddo e commercio della neve
Prodotti correlati Shop Laterradipuglia
Pensate che anche in Sicilia c’erano diverse neviere, e che qui queste avevano talvolta scopo curativo. Avveniva che alcuni medici ritenessero necessario eseguire una cura del freddo! In Salento, invece, la neve non solo veniva accantonata in vista dei periodi più aridi, ma anche venduta. E, se vi recate nel feudo di Cutrofiano, in provincia di Lecce, scoprirete c’è una masseria chiamata proprio Nevera.
I frigoriferi ante litteram!
Quando veniva il momento di prelevare il ghiaccio, si apriva la finestra a livello del terreno e si cominciava a togliere blocchi di ghiaccio. I blocchi venivano collocati in speciali casse di legno, le quali erano rivestite internamente con una lamiera. Dei frigoriferi ante litteram!
Il “business” della neve
I leccesi avevano neve in abbondanza, ma non sempre bastava, dunque a volte la acquistavano dalla Calabria o anche da Venezia. I requisiti per l’acquisto della neve erano ben precisi: la neve doveva essere ben pulita, priva di corpi estranei, assolutamente commestibile. Anche sul prezzo c’era molta precisione: i prezzi erano, per così dire, calmierati, e chi poteva vendere la neve lo faceva perchè aveva ricevuto un appalto pubblico. Chi non rispettava le regole, rischiava di essere multato. Tuttavia, si trattava di un “business” piuttosto remunerativo.
Inoltre, si consideri che chi possedeva terreni spesso aveva del personale a disposizione per il lavoro nei campi. Ma quando la neve cadeva copiosa, questa manodopera non aveva nulla da fare, dunque le neviere e la vendita della neve si rivelavano un buon impiego per la forza lavoro libera.