Come tutti sapete, la medicina e la moderna farmacopea sono scoperte tutto sommato relativamente recenti. Sin dai tempi remoti, tutto ciò che aveva a che fare con l’atto di “guarire” era affidato a guaritori e ciarlatani, il cui sapere affondava la sue radici in un misto di superstizione, magia, esperienza personale, intuizione ed istinto e, più tardi, anche religiosità (con l’avvento, nel Medio Evo, della medicina conventuale). Di scientifico, insomma, c’era ben poco. Era una medicina magica, empirica, popolare, basata su ben poche certezze. Tra queste, l’efficacia terapeutica di alcune erbe spontanee che la campagna offriva generosamente. Un retaggio proveniente dagli antichi Egizi, così come dagli Arabi, dagli Indiani, dal mondo dell’antica Roma, e che via via si è andato arricchendo d’esperienza e di informazioni preziose intorno a tutto ciò che faceva del mondo vegetale un vero e proprio “medico”. Solo per fare un esempio, si dice che Catone credesse fortemente nel potere curativo della Brassica (il cavolo) e che l’assumesse per porre rimedio a qualunque genere di malanno.
In Salento, zona ancora fortemente permeata dai retaggi della civiltà contadina, questi saperi sono stati tramandati e mantenuti vivi sino a tempi recentissimi, a tal punto che se interrogherete qualche nonna circa le proprietà di questa o quella pianta, molto probabilmente non esiterà a rispondervi. Scopriamo allora assieme qualche curiosità sul tema, ed andiamo a vedere in cosa consisteva il ricettario farmaceutico che le nonne salentine hanno usato sino a tempi piuttosto recenti. Anche in abbinamento alla moderna farmacopea. Perché, in fondo, non si sa mai…E se ben ci pensate, le moderne erboristerie sono, a loro modo, i luoghi nei quali si è raccolta questa straordinaria eredità.
La Teriaca, panacea di tutti i mali, anche in Salento
La Teriaca era un preparato farmaceutico ritenuto davvero miracoloso, che dominò la scena farmacologica non solo salentina, ma di tutta Europa, per tutta l’epoca medioevale. In realtà la ricetta originale è molto antica: sembra che la primissima versione della Teriaca sia stata messa a punto da Andromaco, medico di Nerone, nel I secolo d.C. Le virtù di questa medicina erano note e condivise, a tal punto che la Teriaca approdò successivamente a Venezia, dove veniva preparata al di fuori delle farmacie e venduta dietro “prescrizione medica”. Conteneva un gran numero di ingredienti, tra i quali non solo erbe spontanee, fiori, frutti ma anche carne di vipera ed altri ingredienti che oggi non ci sogneremmo nemmeno di avvicinare. Tuttavia, si diceva che guarisse davvero ogni male, e nelle spezierie leccesi era ben presente anche ben dopo la fine del Medioevo.
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Ma entriamo nel merito delle proprietà di alcune piante ed erbe tipicamente presenti in Salento
Il tabacco, fonte di sostentamento…e di salute
Il tabacco era considerato una vera e propria “erba santa” ma anche, come tutti sappiamo, fonte di guadagno e di sostentamento. Il tabacco giunse in Europa sul finire del 500 e garantì occupazione e sostentamento ad un gran numero di famiglie, in Salento così come in altre zone d’Italia. Per quanto riguarda le sue proprietà curative, nel 700 si riteneva che fosse in grado di guarire dal colera. A tal fine, le foglie venivano macinate, la polvere filtrata e poi messa a fermentare in una bottiglia. Il liquido che ne derivava veniva dunque somministrato al “paziente” tramite un clistere.
L’uva, ottimo rimedio contro i reumatismi
Anche l’uva è una delle grandi protagoniste della vita quotidiana del Salento sin da tempo immemore. La si usava, evidentemente, per produrre dell’ottimo vino pugliese , ma anche con fine medicamentoso. Pigiando l’uva a piedi nudi e passeggiando sul mosto, si riteneva che si potessero curare i reumatismi. Insomma, vendemmia e terapia andavano di pari passo!
Proprietà del sedano…
Lu lacciu, come da queste parti ancora si usa chiamarlo, era ottimo per calmare il prurito causato dai geloni. A tal fine, si preparava un infuso di foglie di sedano e vi si immergevano mani e piedi per una mezz’ora. La ricetta prevedeva che si mettessero a bollire 30 grammi di foglie di sedano in un litro d’acqua per un quarto d’ora.
Medicamenti vari a base di … fico
In caso di tosse, si “prescriveva” di bere un decotto di fichi secchi, con l’aggiunta di camomilla e carrube. La ricetta prevedeva che si potesse addolcire il tutto con un cucchiaino di miele. Per ottenere un effetto lenitivo, ammorbidente e decongestionante della pelle, si preparava invece un “impiastro” a base di fichi secchi, aglio, cipolla, foglie di malva e bulbi di scilla, il tutto impastato con dell’olio di oliva. Infine, veniamo al lattice dei fichi. Era ottimo per curare le verruche ed i porri. A tal fine, bastava applicare una o due gocce di lattice e coprire con una garzina, per uno o due giorni. Il lattice era anche considerato un ottimo rimedio contro il mal di denti: una goccia sul dente malato garantiva la scomparsa del dolore.