Il patrimonio culturale delle nostre genti è fortemente intriso non solo di saperi, ma anche di usi e costumi che affondano le loro radici in un tempo non poi così lontano. Sono i saperi popolari, quelli delle nostre nonne, che ancora oggi emergono talvolta anche nelle conversazioni più banali. Ancora oggi, alla puerpera in procinto d’allattere si consiglia di bere brodo di gallina, mentre a chi soffre di bruciore di stomaco, si raccomanda un buon decotto d’alloro…perchè in fondo la natura non sbaglia mai. E allora, scopriamo quali sono gli antichi rimedi in uso in Puglia per curare i malanni più comuni. Alcuni forse li avrete già sentiti nominare, altri vi sembreranno forse un po’ bizzarri, altri ancora davvero incredibili. Si parte!
Acidità di stomaco
Come detto in apertura, il “canarino” è ancora oggi uno dei rimedi più raccomandati dalle nonne pugliesi. Una scorza d’arancia, una foglia d’alloro, e si prepara un buon decotto che “mette a posto” anche lo stomaco più ribelle. Eppure vi è un rimedio di gran lunga più antico e meno noto, proprio per l’acidità di stomaco. Si consigliava, ai tempi, di masticare e poi ingoiare una fava cruda. E si diceva che funzionasse…
Dissenteria
Contro la dissenteria, si usava frizionare l’addome con ammoniaca, così come un miscuglio di frutta e verdura ben matura. Era poi necessario bere in abbondanza, in particolare si preparava un blando infuso a base di caffè e the nero con acqua fredda, oppure, in alternativa una tazza di acqua calda ogni mezz’ora circa.
Alopecia
Prima di entrare nel merito dei rimedi per l’alopecia, vi incuriosirà sapere che si tratta di una parola che deriva dal greco Volpe, animale noto per perdere i peli mano a mano che la sua età avanza. Detto questo, il rimedio antico contro la calvizie o l’alopecia era quello di non pensare troppo! Insomma, meno attività intellettuale e più vita campestre! A questo, si abbinava l’applicazione topica di sanguisughe, purghe varie, dieta leggera. E poi ancora, frizioni topiche con grasso di talpa, di riccio, d’orso o di chiocciola (dipende da quale si riusciva a reperire), o ancora con canfora, trementina o addirittura olio di nafta. Nel migliore dei casi, si poteva anche frizionare con olio di rosmarino, d’alloro, o di cannella. Nel peggiore in assoluto, si ricorreva ad aglio, cipolle, escrementi d’uccello, peli d’orso, bile d’animali. Insomma, qualcosa da frizionare si trovava sempre, ma dalla dubbia consistenza, provenienza e dall’odore non sempre molto gradevole. La ricetta più “accettabile” che ci è pervenuta prevede un mix d’olio di mandorle dolci e di tiglio. Sempre meglio dello stercus colombinus!
Piaghe o scottature
Per curare le piaghe o le scottature si usava frizionare la pelle con grasso di animali vergini, come capretti, agnelli o altri. Oppure, si ricorreva alla cera del favo delle api, alla fuliggine prelevata dalla canna fumaria del camino o con la ruta.
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Verme solitario o tenia
Concludiamo la carrellata di rimedi antichi in uso in Puglia con quelli contro il verme solitario. Era abbastanza comune usare un decotto con radice fresca di melograno e scorza di radice. Chi era affetto da verme solitario, doveva solamente bere il decotto e non ingerire null’altro per tutto il giorno. Qualora il paziente soffrisse di coliche molto forti, era possibile aggiungere un secondo decotto al primo, stavolta a base di gramigna. In alternativa, per eliminare la tenia si poteva somministrare un decotto d’aglio nel latte, al quale venivano aggiunti limatura di zinco e olio di ricino. Completava il “trattamento” un bel massaggio di nafta sul ventre.