Il culto delle maschere apotropaiche o divinità domestiche e l’uso di immagini a scopo scaramantico ed esorcizzante è molto diffuso in epoche storiche anche molto antiche ed assume forme talvolta simili talvolta molto diverse tra di loro. Ma il desiderio di difesa, protezione e scaramanzia è indubbiamente il minimo comune denominatore. Non a caso, l’atto di mascherarsi, che trova la sua massima espressione nel Carnevale e che in Italia è ben presente da nord a sud, è riconducibile proprio al desiderio di voler esorcizzare le proprie paure. Anche in Puglia questo fenomeno è stato lungamente molto presente, sino a divenire, nei primi decenni del Novecento, una vera e propria moda.  Non a caso, sono moltissimi i palazzi pugliesi impreziositi da figure e maschere dal valore apotropaico, benefico e positivo, a dispetto del loro aspetto per nulla incoraggiante. 

maschere apotropaiche

Pratiche apotropaiche che affondano le loro radici in civiltà ed epoche storiche ancor più lontane

Già in Mesopotamia, ai tempi dei sumeri, degli assiri e dei babilonesi, la figura del Lamassu, una creatura mitica con corpo di toro o leone e testa umana (solitamente la testa aveva le sembianze del sovrano in carica) veniva posta alle porte delle città stato, a scopo difensivo. E ancora, che dire del grifone, animale leggendario con il corpo di leone e la testa d’aquila, il cui scopo era quello di proteggere il sovrano regnante e tenere lontano il male nella civiltà Minoica (a Creta nell’età del bronzo, dunque)? La stessa Porta dei Leoni, posta all’ingresso della Rocca di Micene, ha valore apotropaico. Insomma, l’usanza di porre sulle soglie di palazzi, case, città, simboli e figure dal valore apotropaico, è davvero molto estesa e molto antica.

Lari e Penati in epoca romana, maschere apotropaiche

Il culto delle divinità domestiche, protettrici della casa e della famiglia, affonda le sue radici già in epoca romana. I Lari erano di origine etrusca e venivano rappresentati con immagini di giovani sereni e sorridenti, collocati proprio all’ingresso di casa, sopra un tabernacolo chiamato appunto Larario. I Penati erano invece divinità rappresentate da piccole statuine in terracotta, poste proprio vicino alla dispensa. Si dice che Enea, che secondo la leggenda vi ricordiamo approdò proprio a Porto Badisco, nei paraggi di Otranto, portasse con sé proprio una di queste statuine. Pensate che queste divinità erano così fortemente sentite, da essere considerate al pari di veri e propri membri della famiglia: tant’è che in occasione di feste di famiglia, nascite, morti, giuramenti, anche alle divinità della casa si usava servire simbolicamente del cibo, oltre a dar vita a particolari cerimonie che avevano luogo proprio davanti all’uscio di casa. Usi e tradizioni che sono successivamente rimasti fortemente presenti anche in epoca Medioevale. Basti pensare alle mura medioevali di tante città e di tanti borghi italiani, ancora oggi sormontati da figure mitologiche o fantasiose proprio dal valore difensivo e scaramantico.

LEGGI ANCHE  Da domani, la Notte della Taranta

Ma cosa vuol dire apotropaico?

maschere apotropaiche

Apotropaico deriva dal greco apotropao, che significa allontanare. Le maschere e figure apotropaiche avevano lo scopo di allontanare le influenze negative ed il maligno da luoghi ed edifici. Insomma, una sorta di atteggiamento scaramantico ed esorcizzante nei confronti del male. Si noti che queste figure, che attingono al mondo ed ai contenuti dell’esoterismo e del simbolismo, sono molto presenti anche in epoche storiche caratterizzate ad un grande fervore religioso, che si esprimeva anche a livello architettonico. Insomma, accanto ad una bellissima basilica in stile barocco potreste trovare, specie in terra di Puglia, anche un portale sovrastato da una paurosissima maschera apotropaica.

Maschere apotropaiche in Puglia

maschere apotropaiche

Dopo questo lunghissimo ma dovuto preambolo, veniamo dunque alle maschere apotropaiche in Puglia. Le maschere apotropaiche presenti sui portali dei palazzi pugliesi rievocano quelle del teatro greco: maschere paurose, con sguardo minaccioso, lingua fuori, aspetto mostruoso con grandi orecchie, occhi enormi e sporgenti, e via dicendo. L’obiettivo è, come detto, quello di tenere fuori negatività e maligno. Ve ne sono tantissime, vi basterà fare una passeggiata in qualunque paesino della Puglia ed osservare i portoni dei palazzi. A queste figure grottesche e spesso mostruose se ne affiancano altre, in Puglia, che affondano invece le loro origini nella tradizione orale della favola. Sono le fate, sculture belle ed aggraziate, anch’esse poste esternamente agli edifici con fine protettivo. Tutte queste figure trovarono il loro massimo splendore nel Novecento, raggiungendo il loro culmine tra gli anni Venti e Trenta di quel secolo. Era una vera e propria moda, insomma! Anche se non dimentichiamo che il loro significato e le loro radici sono molto lontane nel tempo. Eppure in Puglia nel Novecento non solo c’era questa “moda”, ma nei paesini anche più piccoli c’era in atto una vera e propria gara in merito a chi aveva la maschera apotropaica più bella sul portone di casa. Ecco spiegato perché le maschere apotropaiche in Puglia sono davvero tantissime. Insomma, in Puglia questo bellissimo retaggio tutto pagano ha attraversato i secoli ed ha continuato a farci compagnia fino a poco tempo fa, facendo ancora oggi sfoggio di sé in quasi tutti i paesi della regione.