Per avvicinarsi alla conoscenza della regione Puglia nella sua essenza più profonda, con un minimo di cognizione di causa e con la volontà di andare seppur minimamente al di là delle pure informazioni di indole esclusivamente turistica (che pur tuttavia spesso si rivelano di gr
ande utilità nel momento in cui ci si avvicina a questo straordinario, variegato e vastissimo territorio), è fondamentale chiudere gli occhi e fare un balzo nel passato. Anzi, oseremmo dire nel trapassato. E se davvero questo balzo fosse possibile, ci renderemmo conto che questa incredibile regione accolta ed inclusa tra due mari, ha davvero tanto da raccontare. Non a caso la sua storia affonda le sue radici nel Paleolitico, a testimoniare il fatto che i primo homo sapiens, giunti come l’archeologia ci testimonia dalla vicina Africa, trovarono “casa” proprio nell’odierna Puglia, per poi, da lì, spingersi mano a mano verso nord, andando di fatto a conquistare terre e territori nuovi e sconosciuti. Insomma, la Puglia è, in qualche modo, la culla di una e più civiltà: quel ponte che ha saputo tendere la mano al continente Africano per dare il “la” alla nascita di popoli e culture di volta in volta nuove e differenti. Non a caso, qua e là in terra di Puglia sono state identificate tracce e reperti di questo straordinario passaggio storico che ha avuto luogo proprio nel Paleolitico.
Tracce e reperti risalenti al Paleolitico pugliese
Le tracce ed i reperti che testimoniano la presenza di una vita attiva, vivace e brulicante già in epoca paleolitica emergono tutte dal ventre della nostra bella terra di Puglia. La terra, le grotte, le lame e le gravine ci hanno restituito reperti che raccontano di un uomo che, seppur ancora dedito al nomadismo, era particolarmente abile nella fabbricazione di manufatti utili alla caccia quanto alla pesca, così come di utensili per la preparazione dei cibi. Ma non solo: già in epoca preistorica, l’uomo “pugliese” si dedicava all’arte ed al disegno, come testimoniato dalle innumerevoli pitture rupestri emerse presso la grotta Romanelli e la grotta Paglicci, rispettivamente in provincia di Lecce ed in provincia di Foggia. In località Parabita (LE), invece, sono state rinvenute delle bellissime statuine, le cosiddette Veneri del Paleolitico, che ci danno altresì testimonianza di culti affini alla fertilità ed alla maternità.
Dal Paleolitico, un uomo e una donna su tutti, proprio in Puglia
Al di là dei reperti, che indubbiamente affascinano in quanto segno tangibile di una storia che seppur lontanissima percepiamo più viva che mai, quel che colpisce ancor di più è trovarsi al cospetto dei resti di due esseri umani perfettamente conservati vissuti proprio durante il periodo Paleolitico. Ritrovamenti di grandissima importanza storica: basti considerare che se i Dauni, i Peucezi ed i Messapi ci sembrano popolazioni antichissime, in questo caso andiamo ancora molto più indietro nel tempo, si può dire insomma compiamo un salto temporale sino alla notte dei tempi. Ed i protagonisti di cui vogliamo parlarvi sono proprio loro, l’uomo di Altamura e la donna di Ostuni. Geograficamente vicini e, se vogliamo, in qualche modo “cugini”.
L’uomo di Altamura
L’uomo di Altamura appartiene alla specie dell’uomo di Neanderthal, una sorta di cugino dell’homo sapiens. Fu ritrovato negli anni Novanta del Novecento in località Lamalunga, vicino ad Altamura, in una cavità naturale di origine calcarea, come tante ve ne sono in zona. Non dimentichiamo che la Puglia pur essendo carente di fiumi e corsi d’acqua importanti, reca il segno di una fitta rete fluviale sotterranea, che defluiva un tempo verso il mare, e che ha lasciato traccia di sè in innumerevoli gravine e grotte tutt’oggi visitabili. Non a caso, e perdonateci la digressione, quando l’uomo diverrà stanziale durante il Neolitico, lascerà ancor più tracce della sua presenza proprio in alcune tra le più belle grotte della nostra terra di Puglia, una tra tutte la Grotta dei Cervi, abilmente decorata con guano di pipistrello. Tornando all’uomo di Altamura, sicuramente si trattò di un malcapitato che cadde malamente all’interno della grotta e vi rimase incastrato, probabilmente a seguito della frattura di un arto. Ma quel che colpisce di più è lo straordinario lavoro di conservazione delle sue ossa e di lenta ma millimetrica costruzione di concrezioni calcaree che madre natura è riuscita a compiere nei secoli a venire. Un lavoro certosino che ha permesso all’uomo di Altamura, seppur nella sua “scomoda” posizione, di giungere pressoché intatto sino ai giorni nostri.
La donna di Ostuni
Un’altra testimonianza straordinaria della vita “pugliese” in epoca Paleolitica ci è data dalla donna di Ostuni, chiamata poi dai ricercatori Delia. Forse meno nota dell’uomo di Altamura, questa donna però presenta una caratteristica che la rende davvero unica e preziosa: accanto a lei, infatti, giace, intatto, anche il suo feto. Si tratta di una donna sepolta con grande cura, sui vent’anni circa, morta forse per gestosi, che indossa un bellissimo copricapo decorato da una miriade di minuscole conchiglie. La presenza di un ben fornito corredo funerario, con denti di cavallo e di bue primitivo, oltre che manufatti in selce, ci offre testimonianza del fatto che si trattasse di una donna appartenente ad un clan di cacciatori. La sepoltura della donna e del suo piccolo si trovano presso la grotta di Santa Maria di Agnano, mentre un calco realistico è invece visitabile e visibile presso il Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia Meridionale, situato ad Ostuni, nell’ex convento delle Monacelle.
Infine, l’homo sapiens più “anziano” d’Europa
A conclusione di questa carrellata dei personaggi “illustri” che hanno segnato la storia della nostra regione oltre che della civiltà dell’uomo, non possiamo esimerci dal citare l’homo sapiens, il primo homo sapiens europeo, ritrovato proprio in terra di Puglia. Siamo nella grotta del Cavallo, all’interno della Baia di Uluzzo, in località Nardò. In questo caso il ritrovamento non fa riferimento ad uno scheletro intero, ma solamente a due molari, oltre a vari manufatti. Le analisi sui due molari hanno consentito ai ricercatori di stabilire che l’uomo che ha lasciato le sue tracce nella grotta del Cavallo non era un uomo di Neanderthal, ma già un homo sapiens, di fatto il primo e il più antico rinvenuto in Europa.