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La Puglia per il referendum contro le trivelle

Tutelare l’ambiente nella nostra regione, e in questo senso anche il mare pugliese, significa anche guardare al futuro della nostra economia in maniera più lungimirante, dal momento in cui si prenda come punto di riferimento per il nostro sviluppo quello di un modello che privilegi lo sfruttamento sostenibile del territorio per le attività turistiche o anche la produzione agroalimentare di alta qualità. E su questa idea di crescita del territorio, il progetto di effettuare trivellazioni nel mare della Puglia pone senz’altro qualche quesito e qualche preoccupazione.

Proprio per evitare che questa iniziativa vada in porto, la nostra regione si è messa in evidenza per la sua mobilitazione per bloccare le attività di ricerca ed estrazione del petrolio, consegnando in Cassazione – in questi ultimi giorni – i quesiti referendari da sottoporre alla consultazione popolare. Oltre alla Puglia, anche le regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Sardegna e Veneto – per il tramite dei consigli regionali – hanno deciso a favore di un referendum contro le trivellazioni in mare, e in particolare, contro gli artt. 35 e 38 dello “Sblocca Italia”.

Ora ci sia un dialogo tra Stato e regioni

L’iniziativa referendaria, secondo i promotori e le istituzioni locali interessate e coinvolte nel processo, non deve essere interpretata come una volontà di sfida nei confronti del governo nazionale, quanto piuttosto, di una richiesta di maggior coinvolgimento in questo tipo di decisioni, instaurando un rapporto collaborativo tra i diversi livelli istituzionali, senza dimenticarsi di confrontarsi con il territorio. Quale sarà il risultato finale di questa importante battaglia a favore della tutela del territorio? La Puglia riuscirà a mettere la parola fine sulla questione delle trivelle?

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