Terra di sole, di mare e di vento… Come tutti sanno la Puglia vanta una produzione di energia pulita ai primi posti delle medie regionali nazionali: nel caso della produzione eolica, il tacco d’Italia vanta addirittura il primo posto, ma anche in fatto di fotovoltaico e biomasse si difende molto bene, per non parlare degli altissimi livelli produttivi della centrale a carbone di Cerano (per la quale il territorio paga sopportando un danno ambientale non indifferente, un danno reso ancor più pesante dalla presenza sul territorio dell’Italsider di Taranto). Per esprimerci chiaramente, vi basti sapere che la Puglia produce 3 volte l’energia di cui ha bisogno, esportando il surplus energetico al resto della nazione. Allo stato attuale delle cose, la politica energetica regionale è quindi ottimale. Eppure il Ministro dei Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto (ex presidente della Regione Puglia), si è espresso favorevolmente all’introduzione del nucleare in Italia ed in Puglia, affermando: “«molte delle questioni che hanno costituito in questi anni nodi fondamentali per il nostro Paese nascevano non da valutazioni tecniche di merito, ma c’è stata una impostazione ideologica che ha portato a dire no in maniera preventiva ad una serie di scelte fondamentali per il nostro Paese».  L’attuale presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, candidato alle Regionali 2010, ribadisce invece quanto sia importante proseguire il cammino intrapreso in termini di sviluppo di energie rinnovabili quali eolico, solare, biomasse ed idroelettrico, e replica così: Il nucleare è «una scelta perdente e conservatrice, dichiarata proprio mentre la Puglia ed altre Regioni stanno scegliendo la modernità, il cambiamento del ciclo produttivo attraverso quelle energie rinnovabili che già oggi concorrono al fabbisogno energetico mondiale in misura molto maggiore ed a prezzi più contenuti del nucleare». La sfida regionale alle elezioni del 28 marzo 2010 sarà quindi anche una sfida in termini energetici: la Puglia dovrà decidere se confermare la vocazione “pulita” derivante dalle politiche energetiche degli ultimi anni oppure cambiare direzione, accogliendo sul suo territorio (dove non si sa) il nucleare.

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